Lo spettro elettromagnetico in astrofotografia

A circa 3000 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Cefeo, si trova la nebulosa Proboscide d'elefante. Fotografia con rifrattore apocromatico Tecnosky Lo spettro elettromagnetico in fotografia

Che cos’è veramente la luce e a cosa mi serve conoscere lo spettro elettromagnetico per fare astrofotografia?
L’intero cosmo è avvolto da radiazioni elettromagnetiche. Onde di energia per la maggior parte invisibili ai nostri occhi, sebbene rilevabili con attrezzature e strumenti. Lo spettro elettromagnetico varia infatti dai raggi cosmici ad alta frequenza ai raggi gamma, o ai raggi X, fino ad onde radio a bassa frequenza.

Lo spettro elettromagnetico in fotografia

Come già saprete alcune di queste frequenze possono essere molto pericolose per noi, ma anche molto utili, come i raggi X in medicina o le onde radio per le telecomunicazioni. 
Nel mezzo di questo ampio spettro elettromagnetico si trova la luce visibile. Un piccolo segmento dello spettro che i nostri occhi possono vedere. Altre forme ben note di radiazione elettromagnetica si trovano appena oltre la nostra capacità di visione, come la luce ultravioletta e l’infrarosso.

Con la fotografia digitale la fotocamera di solito è costruita per vedere uno spettro più o meno identico a quello dei nostri occhi. Provvede inoltre ad un bilanciamento automatico del bianco, comunque modificabile dal fotografo manualmente.
Tutto nel mondo assorbe o riflette la luce di diversi colori a vari livelli, indipendentemente dal fatto che quella luce provenga direttamente o indirettamente dal sole o da una fonte di luce artificiale.
Quando guardiamo un oggetto e ne vediamo il colore, quel colore è la luce che non è stata assorbita dall’oggetto, ma che è stata rimbalzata indietro. Se l’oggetto invece è trasparente, la luce trasmessa attraverso di esso.

e nella fotografia astronomica?

Ecco in astrofotografia c’è da aprire una breve parentesi.
Mentre le galassie e gli ammassi globulari emettono una luce su tutto lo spettro del visibile, rendendosi adatti ad essere fotografati con reflex tradizionali, le nebulose, o gran parte di essere, hanno una caratteristica particolare.
Le nebulose ad emissione sono spesso principalmente composte da idrogeno ionizzato. Avete presente tutto quel colore rosso, tanto diffuso e ricorrente nelle immagini delle nebulose? Abbreviato con il nome di H-Alpha o HA, l’idrogeno ionizzato emette su una frequenza di 656.28 nm, ai limiti quindi dello spettro visibile e perciò generalmente non visibile non soltanto dai nostri occhi, ma anche dalle comuni DSLR.

Questo limite genera ovviamente delle conseguenze notevoli sulle nostre astrofotografie dedicate a tutti quegli oggetti prettamente caratterizzati da idrogeno ionizzato. Tranquilli, c’è una soluzione, anzi, due!
Il sensore fotografico montato nelle vostre reflex è in realtà in grado di poter vedere l’emissione dell’idrogeno ionizzato, che viene però eliminata all’ingresso da un filtro che taglia l’emissione infrarossa.
Alcuni produttori delle principali case fotografiche hanno prodotto negli anni alcuni modelli che di fabbrica montano un filtro capace di lasciar passare l’emissione HA permettendoci di poter fare astrofotografia e ugualmente utilizzare la camera in diurno. Un esempio di questi modelli è la Canon 60Da.

Se non potete permettervi una di queste camere c’è un’altra soluzione

Modificare la vostra reflex rimuovendo il filtro originale e rimpiazzandolo con un filtro che elimini soltanto gli estremi dello spettro, che sarebbero dannosi ai fini fotografici, e destinando così la reflex ad un uso prettamente astrofotografico.
Qui sotto avete un esempio di sensibilità di una reflex originale rispetto ad un modello modificato con la modalità chiamata Super UV-IR Cut.
Diverse aziende in Italia possono farvi questa modifica, generalmente ad un costo abbordabile, permettendovi così di poter realizzare splendide immagini astronomiche alle nebulose ionizzate.

Lo spettro elettromagnetico in fotografia

Lo spettro elettromagnetico in astrofotografia ci riguarda eccome!
Chiaramente le camere astronomiche sono di norma già predisposte per vedere la frequenza dell’idrogeno ionizzato, mentre per la vostra reflex tradizionale ricordate che potrete comunque partire utilizzandola nel suo stato originale. Alcune nebulose e tutte le galassie e gli ammassi globulari non risentiranno troppo dell’assenza dell’idrogeno ionizzato e potrete farvi le prime esperienze realizzando ugualmente belle immagini.

Questo è un vecchio filmato del mio canale che potrebbe però esservi ancora di qualche aiuto per confrontare i diversi tipi di modifica che potreste scegliere per la vostra macchina fotografica digitale:

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Luca Fornaciari Astrofotografia Fotografia Adobe

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