Il 19 ottobre, dopo 11 giorni continuati di nuvole e nebbia, ho avuto ben 4 ore di cielo sereno per accendere per la prima prova la camera astronomica full frame di QHY, la 367C. Ringrazio il negozio Tecnosky che mi ha permesso di poter provare questo nuovo strumento.
In questo articolo vi riporto solo le mie prime impressioni, ma avrò modo di scrivere una recensione accurata dopo le dovute prove e, come per il resto, la camera sarà presentata sul mio canale YouTube in una nuova puntata AstroTest.
Camera CMOS full frame a colori con uno dei tanto apprezzati sensori Sony Exmor a basso rumore di lettura
Ideati proprio per condizioni di scarsa luminosità. Pixel da 4.88um e una definizione di ben 7376 x 4938 px e 36 mega pixel. Il sensore misura 36 mm x 24 mm.
Se vi interessa stampare le vostre immagini questa camera vi farà impazzire. Nel mio caso, investendo molto sulle attività divulgative, avere la possibilità di poter stampare queste fotografie in grande formato mantenendo un’ottima risoluzione è un vantaggio davvero grande.
Grande come il costo! Chiaramente una camera astronomica CMOS colore evoluta come questa ha un costo notevole. Fullwell da 56ke e un Amp Glow apparentemente assente. Ho sfruttato al volo le quattro ore di cielo sereno per una sessione ad alto gain e pose brevi da 180 secondi proprio per valutare subito questa caratteristica e… nulla! Nessuna traccia di Amp Glow nonostante il gain quasi al massimo.
Ecco la fotografia che ho realizzato in 4 ore sulla nebulosa Cuore:
La camera è imponente, con le prolunghe e l’alimentazione in dotazione e un blocco frontale removibile che permette di avvitare immediatamente vicino al sensore un filtro da 2”.
La prima prova con la QHY 367C Full Frame è stata uno spasso, davvero eccitante per me poter usare per la prima volta una camera astronomica di questo formato.
La camera è stata immediatamente riconosciuta da SharpCap, ma anche da APT in compatibilità ASCOM. Chiaramente per poter sfruttare al meglio un sensore del genere è importante considerare il campionamento e la correzione di campo offerta dallo spianatore o dal correttore, che spesso non copre in modo efficace un campo full frame.
Beh, cosa dire di queste prime quattro ore passate a contemplare letteralmente la camera mentre scattava: le premesse sono buone, i grezzi oltre che esenti da amp glow sembrano poco rumorosi e con una distribuzione del segnale estremamente regolare, molto meglio di alcune camere astronomiche APS-C che ho provato e dove è alloggiato un sensore “tradizionale” da reflex. Le prove riprenderanno non appena il meteo si sistemerà, quindi aspettatevi presto sulla mia pagina Facebook nuovi scatti!