Decidere di fare astrofotografia sulla nebulosa planetaria NGC 246 è una di quelle brutte idee che ogni tanto mi vengono e che mi fanno rischiare di perdere serate per oggetti al limite della mia portata.
Non tanto per l’estensione angolare di questa planetaria, del tutto fotografabile con il mio newton da 300mm di diametro, quanto per l’altezza massima di questo oggetto nel cielo che, dal mio osservatorio Carl Sagan, non supera i 34°.
Pochissime ore quindi disponibili per ogni notte a un’altezza dove l’inquinamento artificiale che mi circonda ha reso a tratti complicato addirittura il plate solving, soprattutto per le acquisizioni in banda stretta.
La nebulosa planetaria Teschio, catalogata come NGC 246, è un target per l’astrofotografia molto appassionante, anche se un po’ esigente.
Come ogni planetaria, rappresentando le fasi finali di vita di una stella, è costituita da un guscio di gas ionizzati che prevalentemente possono essere fotografati con filtri selettivi per l’ossigeno Oiii e l’idrogeno H-Alpha.
Iniziando infatti ad acquisirla con questi due filtri separatamente, con la camera monocromatica Player One Poseidon-M Pro, ho poi pensato di aggiungere qualche minuto con ciascun filtro R, G e B per reintrodurre la banda larga alle stelline circostanti.
Assemblato un totale di circa 4 ore di H-Alpha e 7 ore di ossigeno (un’integrazione comunque molto modesta), ho integrato le stelle in banda larga ed eseguito uno sviluppo morbido adeguato al segnale colto contenuto.
Mi piacerebbe pensare di poter migliorare molto in futuro questo risultato e sicuramente con un’acquisizione prolungata e una selezione certosina delle fotografie, potrei senz’altro farlo. Anche se il limite principale in questo caso è dato da cielo e altezza dell’oggetto. Migliorabile sicuro, ma non mi aspetto passi avanti eccezionali.
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