Hai dei riflessi indesiderati nelle tue immagini astronomiche e dubbi sul corretto lato di montaggio dei filtri astronomici per astrofotografia deep sky? Di seguito potresti trovare qualche suggerimento utile.
Molto spesso ci ritroviamo riflessi nelle nostre astrofotografie di profondo cielo e non capiamo il perché e come risolverli. Ogni treno ottico però, considerata la varietà di marche e l’infinità di composizioni tra tubi e accessori vari, porta a una quantità di variabili tale da rendere pressoché infinite le possibilità.
La premessa fondamentale a qualsiasi discussione quindi che coinvolge il tema dei riflessi è che l’intero sistema, dal primo elemento dell’ottica fino al sensore fotografico, rende molto variabile l’insorgenza o meno di riflessi. Saremo spesso obbligati a effettuare prove dirette sul campo per capire di volta in volta se e come poter risolvere un riflesso indesiderato, scoprendo per esclusione la combinazione di elementi che lo generavano.
Questo articolo si rivolge quindi soltanto a una tra le mille possibilità e cose da controllare: il lato di montaggio dei filtri astronomici.
I trattamenti sulle superfici dei filtri astronomici li rendono spesso differenti tra un lato e l’altro obbligandoci a montarli in un modo specifico. Come esempio vi riporto l’immagine di un filtro Optolong in banda stretta OIII, dedicato quindi all’ossigeno ionizzato. Per questo genere di filtri avvicinando un oggetto alla superficie delle due facce noteremo facilmente come su una delle due persista uno sdoppiamento. Vedremo uno o più contorni colorati, del tutto inesistenti sull’altro lato. Questa caratteristica ci indica il lato di montaggio. La parte con l’effetto ghosting, quella con i contorni, dovrà trovarsi verso il sensore fotografico. Il lato quindi orientato verso l’ottica (e il cielo) sarà l’altro, quello che qui vedete nella seconda immagine.
Controllare il corretto orientamento del filtro astronomico è solo uno dei molteplici fattori che potrebbero generare riflessi sulle nostre immagini. Generalmente più facili da ottenere su stelle molto luminose e spesso con filtri selettivi dedicati all’ossigeno ionizzato OIII. Come già anticipato però la combinazione tra correttori di coma o spianatori, filtri, sensori e le rispettive posizioni di questi elementi, genera un numero di variabili tale che spesso si fatica a capire da una semplice immagine dove possa generarsi il riflesso. Se vogliamo provare a risolverlo l’unico modo è effettuando modifiche alla sequenza degli elementi (o cambiando gli elementi stessi) al fine di raggiungere una correzione gradevole.
Non centra perciò solo la qualità di manifattura dei filtri, che rende già di per sé piuttosto variegato il panorama sul tema riflessi, ma anche la combinazione (e le caratteristiche) di tutti gli elementi nel nostro treno ottico.
Vi riporto un esempio strano. Noto, ma strano.
L’immagine seguente ottenuta proprio con un filtro selettivo Optolong OIII, ha un riflesso molto invasivo causato da un noto problema delle microlenti presenti nel sensore delle ASI 1600. A parità di ottica e filtro, la seconda immagine che vedete è stata ottenuta montando una ASI 294 a colori. La persona in questione ha poi deciso di sostituire la camera monocromatica aggiornandola a un modello più recente (ASI 2600MM) per una serie generale di altri vantaggi, risolvendo anche questo e potendo continuare a utilizzare lo stesso filtro.
In questo caso quindi non era colpa di una produzione economica dei filtri, né del lato di orientamento del filtro stesso, ma di una particolare caratteristica del sensore fotografico utilizzato. Capite bene che non solo non avremmo facilmente pensato che il difetto potesse trovarsi nel sensore, ma non avremmo nemmeno potuto prevederlo prima di acquistare la strumentazione. Infatti con altre combinazioni di prolunghe e ottiche non avremmo magari ottenuto lo stesso risultato.
Ci sono infatti casi simili ottenuti proprio con delle ASI 294, al contrario di quanto accaduto qui.
Il punto quindi non è nella qualità assoluta di manifattura dei filtri, dei correttori o delle camere. Ma nella grande varietà di combinazioni che talvolta possono portare a risultati diversi e a riflessi difficili da identificare. Senza tenere conto dei fattori esterni al setup, come una fonte di illuminazione relativamente vicina e frontale al telescopio o infiltrazioni luminose da altri punti del setup.
Personalmente non sono molto infastidito dai riflessi (se non sono troppo invasivi) e non li rimuovo in post-produzione. Nelle immagini del mio portfolio quindi li trovate là dove si sono generati (oppure no).
Consigli generali sui riflessi
Se vi trovate in una situazione di riflessi e volete provare a indagarne la causa, posso consigliarvi di partire prima di tutto valutando eventuali fonti di illuminazione artificiale circostanti. Fate delle prove di scatto su diverse porzioni di cielo. Cambiate l’orientamento del tubo puntando differenti zone. Valutate anche di aggiungere temporaneamente un paraluce.
Soprattutto se avete un newtoniano, assicuratevi di aver coperto il retro del tubo e il focheggiatore, per evitare infiltrazioni di luce. Ma anche eventuali fori nella ruota portafiltri e in ogni elemento che possa infiltrare luce indesiderata.
Ricordate che in alcuni casi il riflesso non ottiene un numero sufficiente di ADU sul singolo light per poterlo distinguere chiaramente, ma in quanto elemento visibile fatto di fotoni verrà rinforzato nell’integrazione diventando evidente nel masterlight.
Successivamente controllate l’orientamento del filtro. Se dovesse risultare corretto provare a spostare la sua posizione lungo il treno ottico, se ne avete possibilità. Da qui in poi sarebbe utile poter provare altri filtri, correttori e camere. Con un cambio per volta per poter identificare la causa per esclusione. Chiaramente non è facile accedere a componenti diversi senza acquistarli e dovremo trovare un amico che possa prestarceli o che si offra di fare con noi qualche prova.
La strada non sarà sempre semplice, ma è importante comprendere a monte che un riflesso non è quasi mai qualcosa di spiegabile in modo “troppo semplice”, imputandolo unicamente alla scarsa manifattura di un pezzo o tentando generalizzazioni quasi mai efficaci per tutti.
Nell’astrofotografia siamo spesso noi i beta tester e l’infinità di imprevisti e situazioni anomale in questa disciplina è una realtà dettata dal fattore di combinazione dei componenti alla quale faremo meglio a essere preparati.