La seconda parte di questo 2021 ha visto affacciarsi sul mercato anche la proposta di Optolong della tricromia di filtri in banda stretta SHO composta da Ha, OIII e SII da 3nm.
Da diversi anni collaboro con la Optolong Optics come tester e giudice in occasione di alcuni dei loro concorsi di astrofotografia. L’ultimo appena concluso lo trovate in questa pagina.
La premessa importante però all’articolo che stai per leggere è che questa non si tratta di una recensione. Sarà un resoconto degli scatti realizzati con questa nuova tricromia. Non ho intenzione, almeno per il momento, di esprimere un giudizio complessivo su questi filtri.
I filtri in banda stretta da 3 nanometri si stanno diffondendo a macchia d’olio nell’astrofotografia amatoriale grazie a diversi produttori cinesi che negli ultimi anni hanno realizzato proposte a costi accessibili anche per l’astrofilo medio.
Ho scritto un recente intervento a proposito del tema in generale dei filtri ultra selettivi che puoi leggere a questo link.
Optolong è una delle aziende protagoniste di un fenomeno che ha visto il moltiplicarsi in questi anni di filtri fotografici a prezzi di mercato contenuti e dalle prestazioni ragionevoli. In astrofotografia abbiamo infinite possibilità di spendere per strumentazione sempre migliore a seconda delle nostre tasche. Ognuno di noi può stabilire quindi fino a che punto spingersi nella spesa, augurandosi che un maggior costo equivalga sempre a un migliore risultato.
Con i filtri L-Pro e i filtri multibanda stretta per camere a colori l’azienda cinese ha conquistato negli anni una notevole fetta di mercato dei filtri per astrofotografia deep sky amatoriale con camere OSC.
Producendo però da tempo anche una tradizionale tricromia in banda stretta H-Alpha, OIII e SII con bande passanti comprese tra i 6.5 e i 7 nm, Optolong ha poi deciso di assecondare il mercato ideando una nuova tricromia di filtri SHO da 3nm.
Ho ricevuto le versioni da 2” ancora in fase di test nel mese di settembre 2021, attendendo fino a metà ottobre per delle condizioni meteo favorevoli all’astrofotografia.
Verso la metà di ottobre quindi ho iniziato a scattare scegliendo un soggetto “semplice” e luminoso: la nebulosa Pacman NGC 281 in Cassiopea. Montando il primo dei tre filtri, il 2 pollici H-Alpha 3nm, sul mio Sky-Watcher 300/1200 f/4 e raccogliendo circa 240 minuti totali.
Nelle notti successive, integrando poi ossigeno e zolfo ionizzati, ho potuto comporre prima un bicolor HOO e successivamente una Hubble Palette SHO.
Di seguito trovi anche i master dei canali OIII e SII, ricordandoti che puoi trovare sempre tutto sia sulla mia pagina Facebook, sia nel portfolio di questo sito.
Come raccontavo nell’articolo generale dedicato ai filtri in ultra banda stretta, sono rimasto colpito fin da subito dei risultati che posso ottenere dal mio cielo con questa selezione di banda. Canali davvero forti e puliti che immagino possano fare la gioia anche di chi scatta da cieli ben più inquinati del mio modesto SQM 19. Anche in questa prima sessione di scatti con la tricromia Optolong, su un soggetto decisamente facile, la resa complessiva mi ha soddisfatto.
E gli aloni?
Una cosa molto importante da ricordare quando si parla di aloni è che il tipo di ottica e la configurazione del treno ottico generano tante combinazioni e quindi molteplici risultati.
La configurazione utilizzata per questi scatti è composta in sequenza da: camera astronomica, prolunga da 21mm, cassettino portafiltri e correttore di coma originale Sky-Watcher.
Gli aloni in banda stretta con singoli filtri di cui ci si lamenta più spesso si verificano di norma con l’OIII. Nelle prove pubblicate qui, fino all’intensità delle stelle presenti nel campo di NGC 281, gli aloni sono apparentemente assenti. Ti confesso però che ad oggi non ho ancora avuto modo di provare filtri astronomici per fotografia totalmente esenti da aloni. Non escludo quindi che differenti configurazioni possano restituire diversi risultati.
Per questo motivo durante l’inverno ho intenzione di inserire i tre filtri nella mia ruota motorizzata a 7 posizioni, che modifica le distanze tra sensore e filtri, per effettuare nuovi test in un’altra configurazione molto diffusa tra chi possiede newtoniani. Non ho invece in previsione di fare a breve prove con telescopi rifrattori.
Conclusa questa prima semplice sessione mi sono diretto su un soggetto fotograficamente più ostico: la nebulosa NGC 1491. Una nebulosa a emissione non troppo intensa.
Anche in questo caso integrando 300 minuti di H-Alpha, 500 di ossigeno e 400 di zolfo, ho montato prima un bicolor HOO e successivamente una Hubble Palette. Il soggetto meriterebbe senza dubbio ben più segnale integrato di quello raccolto qui e mi auguro di poter avere presto l’occasione di fotografarlo nuovamente.
Anche qui i filtri si sono comportati bene. Non essendoci nel campo stelle particolarmente luminose non avevo grandi dubbi, ero più che altro interessato a valutare l’uniformità complessiva su un soggetto debole che potesse evidenziare meglio eventuali difetti.
Non ho avuto difficoltà particolari nemmeno nella realizzazione dei flat in entrambi i progetti e non ho notato riflessi anomali che potessero insospettirmi sul corretto funzionamento della tricromia montata in cella.
La tricromia Optolong da 3nm sarà in vendita ad un costo che si aggirerà intorno ai 1000,00 €. Un prezzo allineato alle proposte dei concorrenti e al target a cui Optolong ci ha abituato in questi anni. Certo, il costo di per sé è elevato, ciò non toglie che questa tricromia si pone sul mercato dei filtri per astrofotografia da 3 nanometri con la proposta più economica.
La mia opinione complessiva però su questi filtri dovrà attendere altre comparative e nuove prove che possano completare la mia esperienza.
Vorrei capire in particolare se abbia senso “risparmiare” su una tricromia in ultra banda stretta quando ci si potrebbe già accontentare di quella tradizionale da 6.5/7 nanometri, oppure quando si potrebbe sceglierne una di manifattura superiore.
Per capire questo serve immaginare quali saranno gli utilizzatori principali di questi filtri. Ipotizzo che a valutare il passaggio ai 3nm saranno soprattutto astrofotografi già attrezzati con camera monocromatica e setup di un certo livello, mi giustificherei meno una spesa del genere fatta da un principiante totale. In questa mia ipotesi, se possedessi già un buon setup per astrofotografia e magari una tricromia classica per la banda stretta, passare ai 3nm sarebbe un upgrade costoso e non obbligatorio dal quale quindi vorrei garantirmi un notevole salto in avanti nei miei risultati fotografici. Comprerei la tricromia più economica del mercato o valuterei qualcosa di superiore?
Per rispondere a questa domanda voglio fare altre prove fotografiche per valutare meglio l’efficienza di questa tricromia e arrivare a un’opinione finale. Quindi per il momento la pubblicazione del materiale raccolto termina qui.
A presto!