In questa recensione vi parlo del filtro Optolong L-eXtreme, mostrandovi anche le prove fotografiche e dandovi le mie impressioni generali.
Il filtro Optolong L-eXtreme è un filtro multibanda stretta per camere a colori. Appartiene quindi alla strana e recente famiglia di filtri per astrofotografia, pensati per realizzare scatti multibanda stretta a oggetti deep sky a emissione, utilizzando camere OSC (a colori).
A chi può essere utile questo filtro?
L-eXtreme ha una banda passante più stretta del precedente filtro prodotto dalla medesima azienda chiamato L-eNhance. Invece di un bandwidth di 10 nanometri, L-eXtreme è un filtro da 7 nanometri specifico per le emissioni H-Alpha e Oiii. Non permette quindi il passaggio dell’H-Beta come il filtro L-eNhance ed è ancora più selettivo nel contrastare le zone Ha e Oiii.
Può essere utile per chi possiede camere a colori e desidera realizzare in un unico scatto un’immagine in banda stretta già a colori. Gli scatti diventano infatti una sorta di bicolor costituiti principalmente dalle due componenti gassose, garantendo quindi un forte contrasto, immagini tipicamente pulite e un’azione efficace contro l’inquinamento luminoso artificiale.
Trovo che l’utilizzo dei filtri multibanda stretta non sia direttamente confrontabile con chi utilizza filtri dedicati ai singoli gas, come la tricromia di filtri Ha:Oiii:Sii.
Dal punto di vista delle prestazioni e della gestione in sviluppo e post-produzione infatti, preferisco personalmente avere canali separati per poter assemblare Hubble Palette, Natural Color, Bicolor, CFHT o altri interessanti montaggi della banda stretta. Se poi i singoli filtri li utilizziamo su un sensore monocromatico (nella loro condizione di utilizzo ideale quindi) i risultati fotografici sono decisamente superiori. Il vantaggio però di questi multibanda stretta risiede nella rapidità di acquisizione. Chi li sceglie accetta un compromesso che gli consente di poter realizzare immagini in banda stretta direttamente a colori in brevissimo tempo, coniugando l’hobby dell’astrofotografia con i normali impegni lavorativi e famigliari. Ogni scelta in astrofotografia è molto soggettiva e non ci sono scelte sbagliate quando ci informiamo a sufficienza per comprendere le caratteristiche, i pregi e i difetti di un accessorio e infine compiamo una decisione.
Come si comporta quindi a livello fotografico?
Ho realizzato alcune prove fotografiche nelle prime settimane di beta test di questo filtro, iniziando da una veloce prova sulla nebulosa Proboscide di Elefante.
Nel momento in cui acquisiamo ossigeno e idrogeno ionizzati contemporaneamente ci troveremo spesso sopraffatti nei master dall’intensità dell’H-Alpha, che mostrerà spesso nel nostro istogramma un canale rosso ben più dilatato del verde e del blu. E’ una caratteristica comprensibile: la nostra camera astronomica è molto sensibile sulle frequenze dell’H-Alpha e il tipo di oggetti che fotografiamo con questi filtri multibanda stretta sono molto spesso nebulose ad emissione composte in gran parte da questo gas. Intervenendo sullo stretch dei canali più compressi potremo però ottenere una rappresentazione più equilibrata delle tre componenti dell’immagine RGB.
Con questo filtro ho poi fotografato un oggetto abbastanza ostico, la nebulosa SH2-129 (nebulosa Pipistrello) e Ou4 (nebulosa Calamaro) nel Cepheo.
Nonostante la difficoltà di acquisizione su questo oggetto deep sky, le 9 ore di scatti con un filtro selettivo multibanda mi hanno permesso di ottenere un buon contrasto delle principali componenti ad emissione di idrogeno ed ossigeno.
Ho terminato poi le mie prove iniziali con una nebulosa planetaria di difficoltà “intermedia”, la nebulosa Occhio di Gatto.
Circa 600 minuti di integrazione iniziati con il filtro Optolong L-eNhance e poi subito sostituito con il nuovo L-eXtreme, durante i test della nuova camera ASI 533 MC. Una buona prova anche qui, su un soggetto abbastanza debole prevalentemente composto da ossigeno.
Devo acquistare questo filtro?
Dal periodo del beta test ho avuto modo di continuare a scattare spesso sia con L-eNhance, sia con L-eXtreme. Apprezzo entrambi, con pregi e difetti. Se il filtro L-eXtreme è un po’ più selettivo, sovrappone spesso alle nostre immagini un visibile gradiente che attraversa l’intero fotogramma, con una colorazione dal verde al rosso. Questo gradiente, dovuto probabilmente ai trattamenti del vetro, è facilmente removibile con strumenti di sviluppo del negativo lineare, come il Dynamic Background Extraction di PixInsight, senza particolari conseguenze sul segnale. All’opposto il filtro L-eNhance ha una banda passante un po’ più larga. Selezionando meno il passaggio di fotoni, permette però la registrazione anche della componente H-Beta e con un gradiente notevolmente ridotto, quasi trascurabile, rispetto a L-eXtreme.
Quando mi capita di scattare in banda stretta con camere a colori, mi trovo spesso ad utilizzare il filtro L-eNhance, ma non trovo molto sensato confrontare due filtri che hanno diverse bande in ingresso e una diversa ampiezza di banda passante. Sono due buoni filtri multibanda stretta per camere a colori, utili per chi desidera ottenere rapidamente immagini in banda stretta con la propria camera a colori.
Potete desiderarlo sia da cieli puliti, sia da cieli inquinati che vi obbligano ad effettuare una stretta selezione della banda passante. Se avete una camera a colori, se avete poco tempo e desiderate ottenere immagini contrastare di nebulose a emissione, supernova remnant e planetarie, questo filtro vi permetterà di farlo.
Da cieli puliti potreste usarlo per contrastare e pulire il segnale di immagini sulle quali potreste poi aggiungere una sessione RGB per recuperare l’intero spettro cromatico. Potreste addirittura sperimentare la separazione dei canali RGB provando a simulare canali singoli monocromatici H-Alpha e Oiii da aggiungere alle vostre sessioni RGB. Le possibilità con questi filtri e una camera a colori sono tante e stimolanti.
Per quanto continui personalmente a preferire l’utilizzo di sensori monocromatici con filtri singoli, ogni astrofotografo valuta e sceglie sulla base di circostanze molto soggettive e non discutibili. Oggi più che mai nonostante il poco tempo a disposizione, tanti possono comunque trovare soddisfazione in un tipo di astrofotografia deep sky “rapida” con camere CMOS a colori e filtri come questi. Non vivo la pressione di dover confrontare i miei risultati con quelli di altri fotografi e non dovreste farlo nemmeno voi. Informatevi e scegliete gli strumenti che vi permettano di fotografare, migliorando negli anni competenze e strumentazione soltanto fino al punto in cui la soddisfazione resterà sempre superiore alla fatica.
Buone foto!