Fare astrofotografia sulle galassie della Catena di Markarian è un viaggio lontano e meraviglioso alla scoperta di un numero incredibile di lontane galassie che, dalla nostra prospettiva, sembrano disposte quasi a formare una sottile linea curva nel cielo.
Le componenti principali fanno parte dell’Ammasso della Vergine e sono moltissime, a catalogo: M84, M86, NGC4435, NGC4438, NGC4458, NGC4461, NGC4473, NGC4477 e molte altre.
Ho fotografato recentemente questa parte di cielo durante i test della nuova camera astronomica ZWO ASI 2600MM, iniziando con un’acquisizione in luminanza con lo Sky-Watcher 200/800 e un filtro IDAS ngs1.
…E voi giustamente direte, ma come? Un filtro a banda larga per l’inquinamento luminoso usato come filtro di luminanza? Si, un compromesso necessario se volete fare astrofotografia monocromatica dal mio cielo inquinato della Pianura Padana, ma niente paura, i risultati arriveranno comunque. Cosa cambia? In questo caso basta ragionare usando il buon senso: un filtro luminanza permette il passaggio maggiore possibile di fotoni verso il sensore, limitando soltanto parti dello spettro che potrebbero essere addirittura dannose ai fini fotografici. Un filtro a banda larga come l’IDAS ngs1 esegue un taglio sullo spettro elettromagnetico ben maggiore:
E’ una buona idea usarlo come filtro per la luminanza? Non elimina inevitabilmente parti dello spettro che descrivono anche l’oggetto astronomico? Assolutamente si. L’astrofotografia è sempre frutto di importanti compromessi basati su molteplici variabili. Si sperimenta, e nel caso di questa prova ho scelto il compromesso di perdere parte del segnale delle galassie per tagliare la maggior parte delle emissioni luminose artificiali. In queste condizioni ho potuto raggiungere tempi di esposizione di 300 secondi ed integrare con lo Sky-Watcher 200/800 f/4 circa 700 minuti totali di segnale.
Non ho ancora parlato su YouTube del filtro IDAS ngs1, ma trovate molti altri filmati dedicati a filtri di questo produttore storico e molto apprezzato, a partire da questo doppio video dove vi parlo di tre modelli diversi provati nello stesso periodo.
La notte successiva, nonostante il passaggio di parecchie nubi, ho raccolto circa un’ora e mezza per canale R, G e B, potendo così restituire i colori ad un riquadro di galassie molto affascinante, capitanato al centro dalla galassia lenticolare NGC 4438.
Consigli e idee per fare astrofotografia sulle galassie della Catena di Markarian
Nome: Catena di Markarian
Catalogo: M 84, M 86, NGC 4435, NGC 4438, NGC 4458, NGC 4461, NGC 4473, NGC 4477
Tipologia: ammasso di galassie
Magnitudine: 10.4
Periodo per fotografarla dall’Italia
Culmina a mezzanotte a metà aprile, il periodo per fotografarla va quindi da febbraio a maggio.
Lunghezza focale consigliata (riferimento sensore APS-C da 23.6×15.6mm)
Dagli 800 mm in su farete fatica ad inquadrare tutta la parte principale della catena e dovrete orientare al meglio la camera rispetto all’ottica. Apprezzerete però la presenza di un’infinità di altre piccole galassie, rendendovi conto del numero incalcolabile che caratterizza questa zona di cielo. L’estensione di questo ammasso è notevole, ben 1,5°. A corte focali invece (dai 250/300 mm) sarà possibile separarle con successo e apprezzare l’intera “costellazione” di galassie.
Reflex modificata obbligatoria
No, in quanto galassia non siamo obbligati ad avere un sensore in grado di vedere l’emissione di idrogeno ionizzato H-Alpha. Se abbiamo una camera astronomica o una reflex modificata, il risultato è sempre migliore, ma per le galassie non siamo obbligati alla modifica.
Filtri astronomici da utilizzare
Per le galassie sempre filtri a banda larga, per raccogliere più colori possibili (l’ideale sarebbe non utilizzare alcun filtro), salvo esperimenti particolari in banda stretta per realizzare canali H-Alpha o addirittura Oiii da aggiungere all’RGB tradizionale. Se avete un cielo molto inquinato le galassie saranno difficili per voi, potete provare filtri dal taglio “intermedio” tipo UHC-S, ma rinunciando già a parti abbondanti dello spettro. Le galassie hanno un’emissione sull’intero spettro elettromagnetico, per tanto ha senso fotografarle potendo raccogliere il maggior numero di colori possibili, se non potete farlo valutate di spostarvi sotto cieli migliori.
Per i più esperti
Come per quasi ogni galassia ci troveremo davanti a dettagli fini da acquisire e spesso a scene con gamma dinamica relativamente contenuta (restando nell’ambito dell’astrofotografia deep-sky).
Per la seconda condizione, se avete una camera astronomica CMOS per astrofotografia, potreste utilizzare una modalità di gain non a zero. Questo ridurrà complessivamente l’estensione della gamma dinamica registrabile, separando però meglio deboli sfumature molto vicine tra loro. Dedicandosi a registrare e a separare meglio le sfumature al di sotto del 50% di grigio, sacrificheremo un po’ i bianchi (potremmo trovarci con i nuclei stellari più o meno bruciati).
Per intenderci, rispetto ad esempio ai tre preset ZWO, utilizzate il preset che imposta il gain nel punto il cui il read noise scende vistosamente, come si vede chiaramente in questo esempio nel grafico rosso.
Per la prima condizione invece potreste sperimentare magari qualche prova di lucky imaging, riducendo il ROI e impostando pose brevi e gain alto (restate sempre sopra a 1-2 secondi di esposizione), per ottenere un’immagine che sacrificherà le deboli polveri a vantaggio della puntiformità dei dettagli scolpiti nelle spirali. Senza rinunciare comunque ad una sessione tradizionale a lunga posa (da utilizzare come base principale), potreste cercare di unire le due acquisizioni in un’immagine finale che conservi il meglio di entrambe le tecniche.
Per questo genere di acquisizioni a pose rapide io utilizzo la versione completa di Sharpcap che nella parte di live stack permette di gestire la guida con dithering e vi consente anche di salvare i singoli frame per montarli in seguito con PixInsight o Deep Sky Stacker.